Di Maria Ferdinanda Piva
Le anguille con gli spaghetti verdi non sono la versione horror della cena di Natale. Rappresentano invece lo stadio più recente al quale è arrivato il progetto dell’Unione Europea Lifeel che cerca di salvaguardare le anguille del bacino del Po, ormai in pericolo critico di estinzione.
In questi giorni vengono liberate nelle Valli di Comacchio anguille provenienti dall’acquacoltura o catturate dai pescatori che sono ritenute ottimi potenziali riproduttori: ciascuna di esse reca sulla schiena un’etichettina verde dalla forma allungata – uno spaghetto, appunto – con un QR code. Chi dovesse imbattersi in uno di questi esemplari è invitato a scansionare il QR code e a compilare un questionario.
La speranza è che le anguille con gli spaghetti verdi riescano a favorire l’aumento numerico della specie. Il progetto Lifeel mira a raggiungere questo obiettivo anche – e soprattutto – rendendo di nuovo il Po e i suoi affluenti percorribili per le anguille.
Esse, come gli storioni, fanno parte dei pesci migratori, che negli ultimi 50 anni sono diminuiti in Europa del 93%. Al momento della riproduzione, i pesci migratori passano dalle acque dolci a quelle salate, o viceversa: i loro viaggi sono impediti da dighe e sbarramenti e devono sopravvivere a tutti i cambiamenti ambientali avvenuti in aree che misurano centinaia, migliaia di chilometri.
In particolare, le anguille del Po fanno le pendolari con il Mar dei Sargassi, nell’oceano Atlantico, dove nascono e dove tornano per riprodursi: ogni viaggio è lungo 6.000 chilometri.
Un altro degli obiettivi di Lifeel consiste nel far riprodurre le anguille in cattività, cosa finora ritenuta impossibile: le anguille d’acquacoltura sono tutte nate libere. I ricercatori sono già riusciti a far nascere a Cesenatico un milione di piccole anguille, che però sono morte nel giro di poche settimane: bisogna ancora trovare l’alimentazione adatta a loro.
(Fonte: ilgiornaledelpo.it)